In Inghilterra, nel 700, i bambini
lavoravano come apprendisti nelle filande: la filatura è facile da imparare e
richiede buona agilità nelle dita. Oltre a ciò, i
bambini, potevano essere pagati con un terzo del salario di un adulto. Già prima
della rivoluzione industriale, i bambini venivano
impegnati in lavori pesanti: aiutavano i genitori nei laboratori artigiani ed
erano sottoposti a fatiche considerevoli. L’impiego di manodopera
infantile, non causò grande stupore e parve normale che scegliessero i figli
dei poveri. Infatti, in Inghilterra, i ricchi venivano
obbligati a pagare un’imposta per aiutare i bisognosi. Soprattutto, all’inizio
della rivoluzione industriale, le parrocchie incaricavano di reclutare giovani
lavoranti tra le famiglie povere. Con l’inganno, gruppi di 50-100 ragazzi, venivano spediti a lavorare nelle filande, dove per loro,
iniziava una vita di fatiche e sofferenze di ogni
tipo. Gli orari lavorativi nelle filande, andavano
fino a 18 ore, con turni di notte e brevi pause. La disciplina era severa,
sotto la sorveglianza di capireparto che davano
durissime punizioni. L’alimentazione insufficiente, il poco riposo, la scarsa
igiene e gli infortuni frequenti, rovinavano la salute
di questi fanciulli che, quando arrivavano alla fine del loro imprendi stato,
avevano il fisico debilitato, deformato e a volte mutilato. La loro educazione
era pessima: a contatto con gente rozza e brutale, crescevano ignoranti e senza
principi morali. Nemmeno la loro preparazione professionale era buona: sapevano
solo fare poche operazioni con la macchina. In alcune filande, i padroni erano
sensibili ai bisogni dei giovani, ma si trattava di casi rari. Esistevano anche
leggi che difendevano i lavoratori maltrattati e obbligavano i padroni ai risarcimenti
in denaro. Queste leggi, però, vennero applicate solo
dalla prima metà del 800.
Lara, seconda B.