Gli emigrati

 Mio nonno Bruno mi ha raccontato che prima dello scoppio della prima guerra mondiale del 15-18, ad Arzengio c’erano 425 abitanti purtroppo c’era poco lavoro perché, chi aveva la terra da coltivare, se la cavava invece chi non ce l’aveva era costretto ad andarsene. Molti emigrarono in Francia, Belgio, Inghilterra. Altri invece in Sud America, Brasile, Argentina e Uruguay. Una sorella della mamma di mio nonno, Maeta, e suo marito Marco , emigrarono in Uruguay insieme alla sorella della mamma di mia nonna, Zia Colomba e suo marito. Lì si sono trovati un lavoro e una sistemazione, poi successivamente si sono anche costruiti una casa loro. Da queste quattro persone sono nati dei figli: dalla Colomba e suo marito sono nati: Susanna e Marino. Invece da Marco e Maetta sono nati: Ida , Ines, Marquito.  Dopo tanti anni, alcuni emigrati con l’aiuto del governo italiano e una associazione  degli emigrati di Lunigiana, pagandogli l’alloggio e il viaggio sono potuti tornare, per vedere il posto dove abitavano i loro parenti e per conoscerli. Così nel 1998, prima che nascessi, la mia mamma e i miei nonni hanno conosciuto  Marino, che era tornato e per venti giorni è stato ad Arzengio per vedere dove era nato. Poi, nel 2004 invece è tornata dall’Uruguay Susanna. Io me la ricordo perché avevo  sei anni ed eravamo andati tutti a mangiare  a Castagnetoli. Due anni fa, Ida ha voluto che i suoi nipoti, Sebastian e Valery, che erano a studiare informatica all’ università di Parigi, venissero qui da noi perché ci incontrassimo e potessimo mantenere un legame. Partiti, il Natale dopo, mi hanno spedito dall’ America una macchinina da costruire. Quando ci chiamano ci fanno tanta festa e sono felici di sentirci. Sono persone lontane, ma non  hanno mai dimenticato le loro radici. 

 

Lorenzo, seconda B.

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