La partecipazione della Lunigiana al cammino verso l’unità d’Italia

Pontremoli non accettò il passaggio sotto il ducato di Parma; il Vescovo Mons. Michelangelo Orlandi e il gonfaloniere Luigi Bocconi chiesero di poter rimanere sotto il granducato, ma il passaggio sotto il ducato di Parma era obbligatorio, chiesero però di mantenere tutti i privilegi e le garanzie del passato. Anche altre persone capitanate da Don Farfarana e Leopoldo Ruschi in rappresentanza di paesi come Pontremoli, Bagnone e Fivizzano incontrarono il Granduca senza risultato. Il passaggio sotto il ducato di Parma faceva pensare a un aumento di tasse e a un regresso dell’economia locale che in parte era legata al contrabbando di sale e tabacco e alla vendita di polvere pirica a prezzi più bassi per voleri del Granduca. Vista l’impossibilità di modificare questo ci furono tentativi di opporsi con le armi. Così il 7 Novembre 1847, un centinaio di zeraschi scesero a Pontremoli armati, dove si era formato un comitato di salute pubblica. La situazione era preoccupante tanto che Firenze deve intervenire con deterrenza militare e diplomazia col Piemonte, però non riesce a impedire che Parma e Modena si alleino con l’Austria: infatti la minaccia di intervento dell’esercito austriaco induce una deputazione a presentare gli onori al Borbone dell’ormai Lunigiana parmense. Ma il 1848 é l’anno delle rivoluzioni in tutta l’Europa. Così anche a Pontremoli arriva l’eco delle cinque giornate di Milano e dell’inizio della prima guerra del Piemonte contro l’Austria. A Pontremoli così ritorna in campo quel movimento popolare che porterà a formare un governo provvisorio che dichiara decaduto il duca Carlo Ludovico di Borbone-Parma e il 28 Marzo si muove un corteo guidato da Don Farfarana che sventola il tricolore. La guarnigione ducale lascia il campo. La prima guerra d’indipendenza fa arrivare molti volontari, a Pontremoli giungono duemila toscani, impediti però dal Piemonte di andare verso Parma, ma il 6 Aprile ripartono verso il Cerreto e si uniscono tre pontremolesi: Giuseppe Focacci, Nicola Frassinelli e Pompeo Spagnoli. Gli eventi storici italiani li possiamo trovare nella biografia di Pompeo Spagnoli “Pontremoli 1829-1897”, egli combatte a Curtatone, riceve una medaglia al valore, viene fatto prigioniero, portato in Austria e rientra con lo scambio dei prigionieri, nel 1849 va a Roma a combattere per la repubblica di Mazzini e ferito a Porta S. Pancrazio. Dopo la sconfitta di Garibaldi per l’intervento francese in aiuto del Papa segue i garibaldini superstiti fino a San Marino. Insieme ad altri due pontremolesi, viene arrestato nell’aretino e fa rientro a casa ammanettato. Spagnoli deve fare il soldato sotto il ducato di Parma, ritorna a Pontremoli perseguitato dalla polizia borbonica parmense e scappa a La Spezia, dove torna a fare il mestiere di barbiere fino al 1859, quando torna a combattere nella seconda guerra d’indipendenza coi Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Nel 1860 fa parte della seconda spedizione che parte da Quarto e combatte nel sud insieme ai garibaldini. Fra le due guerre fu difficile dare un’unica amministrazione alla Lunigiana, in quanto la parte parmense é riunita nella “provincia di Pontremoli”; la Toscana invece, dopo la sconfitta piemontese subita a Novara nel 1849, é occupata dai soldati austriaci. I circoli politici in quei anni sono chiusi, gli Statuti concessi dagli Stati sono aboliti tranne che in Piemonte, quindi ritorna l’assolutismo. Ma i tempi sono maturi per un’Italia unita e diversa, grazie agli eserciti alleati francese e sabaudo e ai plebisciti. Anche in Lunigiana si formano comitati della società nazionale che mira a unire l’Italia sotto i Savoia, a Pontremoli si forma un comitato segreto per far arruolare i giovani per la guerra contro l’Austria del 1859, partirono cinquantadue volontari. L’esercito francese sabaudo prende il controllo della Lunigiana e da lì passano nel teatro di guerra padano, a Pontremoli si forma un governo provvisorio che programma l’annessione al Piemonte, così come a Fivizzano, Aulla e in altri territori sotto Modena. La Lunigiana parmense diventa italiana con plebisciti celebrati già nel 1859, pochi erano contrari all’annessione al Piemonte, nel Granducato toscano furono fatti nel 1860. E finalmente fu fatta l’Italia unita. Le donne, però, non avevano diritto di voto, però parteciparono col pensiero e le azioni. Il diritto di voto, giunse nel 1946 ed è dai fatti e dalle idee del Risorgimento, che bisogna partire insieme al diritto allo studio, al lavoro e ai tanti altri magnifici princìpi della Costituzione. E allora BUON COMPLEANNO, ITALIA!!  Ricordiamo altresì, tutti i garibaldini pontremolesi non citati in loco.  

Lara e Fabio, 2a B.

Fonte: Redazione fatta da volontari, “Il Corriere Apuano”, Artigianelli, 19 Marzo 2011.                       

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