Dopo
la seconda guerra mondiale, in Gran
Bretagna, Germania e nei paesi
scandinavi, si è consolidato un modello
di sviluppo economico a favore dei cittadini soprattutto dei benestanti per
ridurre l’economia, cioè lo stato sociale.
Lo
stato sociale è nelle vite quotidiane: la sanità
in Italia, non si paga, però per esempio per visite mediche o analisi, si paga
il ticket, che è un modesto rimborso per le spese; l’istruzione
è gratuita nella scuola primaria, mentre per
le medie e l’università, si paga tutto. Nello disoccupazione, con degli aiuti,
lo stato aiuta le persone. Nella gente senza casa, vengono messi a disposizione
alloggi con affitti contenuti. Alla fine del proprio percorso lavorativo, quasi
tutti, avranno una pensione, per continuare a vivere. In proporzione
dalle tasse pagate dai cittadini col reddito annuo, lo stato, mette a
diposizione tutti questi servizi. Per anni, l’equilibrio dello stato sociale,
ha rappresentato il tratto distintivo anche ad una crescita di benessere e
servizi pubblici. Questo sistema è però molto costoso. Spesso, è superiore a
ciò che con le tasse viene ricavato. Quando ciò accade, lo stato, subisce un
debito pubblico.
Fabio,
seconda B.
Fonte: Giorgio Monaci e
Benedetta Ragazzi, Mappamondo, volume
2, Pearson Paravia Bruno Mondadori S.p.a 2006.