In seguito alla Prima guerra mondiale e
all’epidemia di spagnola la popolazione mondiale diminuì, ma ciò non determinò una
vera e propria crisi demografica; infatti in breve
tempo la natalità tornò ad aumentare, portando a un
pronto recupero delle perdite verificatesi nel periodo bellico. Fece in parte
eccezione l’Europa centro-occidentale, dove si diffusero sistemi di controllo
delle nascite e aumentò il numero di donne impiegate in attività lavorative fuori casa e quindi, meno disposte a fare figli. Molto grave
invece fu la crisi economica e sociale che attraversò il nostro continente,
perché molte aziende erano state danneggiate, altre dovevano riconvertirsi a
una produzione di pace e molti Paesi si erano enormemente indebitati con gli
Stati Uniti. I problemi economici inoltre determinarono una gravissima
inflazione che danneggiò molte categorie di cittadini, facendo aumentare il
malcontento e i conflitti sociali. Altrettanto grave fu la crisi politica:
l’Europa perse la sua egemonia mondiale a vantaggio degli Stati Uniti e i
partiti liberali tradizionali ottennero sempre meno consensi. Crebbero invece vistosamente i partiti di massa: cattolici, socialisti e
comunisti, nazionalisti. La conseguenza
fu che in gran parte dell’Europa si affermarono dittature imposte dall’estrema
Destra o, nell’URSS, dal Partito comunista. Un caso a parte fu la Germania,
dove nel 1918 si formò la Repubblica di Weimar, basata su princìpi democratici,
ma assai debole al suo interno.
Lara, Fabio e Alessandro 2aB
Fonte: Carlo Enrico Rol, Il libro di Storia, volume 3B, Il Capitello,
2007.