LA VIA DEL BRATELLO

(Da M Giuliani, Saggi di Storia Lunigianesi, Pontremoli 1982.)

Scrive G. Mariotti che il valico del Bratello è il più depresso e il più comodo per venire dal Parmigiano alla Lunigiana attraverso l'Appennino, perciò non poteva non essere attraversato da una via fin dai tempi antichi e infatti vi si trovano ricordi di un'antica via romana che tendeva a Luni, Velleia, Piacenza.

Lo Sforza pensa che la via del Bratello sia più antica di quella della Cisa, proprio perché da quel valico, toccando Velleia si andava a Piacenza che con Cremona, quattro anni dopo la fine della guerra gallica, fu una delle prime colonie latine dedotte nella Cisalpina. Il Mariotti, come del resto lo Sforza, confuse però la via del Bratello con la via
 

Inizio della via del Bratello in corrispondenza dell'oratorio
di S. Ilario. A destra l'erta che porta a Traverde, a sinistra
il sentiero verso i Chiosi.
del Borgallo e gli sfuggì quindi l'individuazione della via romana di cui aveva avuto una tale intuizione. Quella del Bratello è una via medievale subordinata alle condizioni del periodo comunale e connessa col sistema Grondola-Pontremoli: la via romana, tra Luni e Piacenza, trovava il valico più comodo sul fianco occidentale del Borgallo.

Il passo del Bratello non poteva essere escluso dal sistema delle comunicazioni regolate dalla via del Borgallo. La via serviva al traffico per le parti più occidentali della regione padana; il passo del Bratello al traffico per la media valle del Taro. Dal passo una via serviva di collegamento con quella del Borgallo e, più tardi, il valico del Borgallo si fece sussidiario a quello del Bratello.

 
Le comunicazioni appenniniche vanno riconosciute come vie locali e regionali; nel periodo romano ebbero funzioni sussidiarie e nel medioevo acquistarono talvolta importanza di vie maestre o regie o romee.

La via Borgallo Vignola aveva la funzione di mettere in relazione i centri antichi,

Le pendici del Brattello sullo sfondo della città
di Pontremoli con le torri ed il castello.
preromani, romani e alto-medievali con l'Italia centrale e corrisponde alla fase antica delle comunicazioni del tratto appenninico tra il Gottero e l'Orsaro.

L'allineamento di sei pievi è l'indicazione di questo suo carattere perché esse sono testimonianza di più antiche istituzioni e dei loro confini.

L'oscurità che ha avvolto le vicende della via del Borgallo deriva dal loro risalire ad una fase dell'età antica ormai superata e chiusa che non ha destato più interessi pratici e quindi neanche storici; infatti, è stata anche confusa dagli storici con la via del Bratello Grondola che va riferita alle esigenze del periodo comunale.

Le vicende della via di Monte Bardone, invece, hanno riscontrato un sempre crescente interesse pratico; questo da dodici secoli, da quando cioè essa si è affacciata alla storia nella sua funzione di comunicazione di transito.
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