Giorgio Castriota,
detto Scanderbeg

 

Un importante feudo dell’Albania, del XV secolo, era quello di Kruja, appartenente alla famiglia Kastrioti. Il signore di Kruja, Giovanni Castriota, era perennemente impegnato a tenere sotto controllo i tentativi d’invasione da parte degli Ottomani che premevano sui confini a sud e a nord- est dell’Albania. Giovanni aveva quattro figli, di cui uno si chiamava Giorgio, che era ancora un bambino. Giorgio fu sradicato dalla sua famiglia e dalla sua cultura cristiana per essere portato alla corte d’Adrianopoli. I suoi fratelli ebbero sorti diverse: due furono uccisi, mentre uno fu mandato in un monastero. Giorgio venne educato alle tecniche militari, campo in cui, grazie alla facilità con cui apprendere gli insegnamenti, mise in luce tutte le sue intelligenze. Scanderbeg conosce molte lingue: il turco, l’albanese, greco, italiano, serbo, croato, bulgaro e arabo. In Albania, la fama di questo condottiero abilissimo giunse presto e, quando il popolo seppe di chi si trattava realmente, confidò nel richiamo del sangue. Scanderbeg si convertì segretamente al Cristianesimo, e quando seppe della morte di suo padre decise d’ereditarne la missione schierandosi dalla parte degli Albanesi. In un momento di smarrimento della potenza turca a causa di una grande sconfitta, Scanderbeg, radunati alcuni uomini fidati, si diresse verso la sua città natale Kruja. Aveva trecento uomini intorno a sé, che presto accrebbe trasformandosi in un imponente esercito. La resistenza durò vittoriosa per venticinque anni e fu un importante freno all’avventura turca nonostante l’immediata reazione di Muret che era un Sultano turco, che fece avanzare un esercito più numeroso di quello albanese, l’intelligenza e le capacità strategiche del giovane albanese permisero sempre di avere la meglio sugli avversari. Un episodio rimane memorabile e viene tramandato per la sua genialità ma anche per la leggera e intelligente ironia che lo colora. Una notte agli uomini del suo esercito aggiunse un enorme numero di capre alle cui corna fece assicurare delle torce. Le capre scesero da un’altura insieme ai soldati dando l’impressione, a chi si trovava nella piena sottostante, di un esercito immenso. I soldati islamici, sorpresi nella notte, si prepararono immediatamente alla resa e non opposero resistenza. Solo all’alba, ormai nelle mani degli Albanesi, i turchi si accorsero che erano stati sconfitti da delle capre. Nei lunghi anni della resistenza, Scanderbeg non fu mai battuto e non fu ucciso dal nemico: morì, infatti, di malaria sul campo di battaglia nel 1468.

Ervin

 

Bottoni%20(143)[1].gif     freccia05.gif