Negli anni intorno al 1730, si verificò un vera e propria
“rivoluzione demografica”, dovute a diverse cause, tra le quali il progresso
della medicina, l’assenza di epidemie di peste, un grande sviluppo agricolo e
di conseguenza ad un generale miglioramento dell’economia.
Riguardo all’agricoltura, bisogna dire che il suo progresso si verificò
grazie al dissodamento, con nuove tecniche, di nuovi terreni e alla
coltivazione della patata e del mais, che rendevano molto di più dei prodotti
tradizionali. In Inghilterra,
soprattutto, si intensificò la coltivazione dei terreni anche ad uso foraggero,
aumentando, di conseguenza, l’allevamento di animali da lavoro e da carne.
Oltre ai progressi agricoli, in quel secolo, vennero fatti grandi
progressi nel campo della produzione delle merci: nacque così l’industria che,
specialmente in Inghilterra, tra il 1760 ed il 1790, si fece così forte da
prendere il nome di “Rivoluzione Industriale”.
Grazie all’introduzione delle prime macchine, aumentò la produzione;
vennero introdotti filatoi e telai meccanici, venne inventata la prima macchina
a vapore, (James Watt), che permise di utilizzare l’energia del vapore per
azionare altre macchine.
Nacquero nuove fabbriche, con molti più operai che lavoravano in modo
diverso e più redditizio rispetto al passato.
La rivoluzione industriale
favorì la nascita del Capitalismo, così
chiamato perché l’elevato costo delle macchine comportava il possesso di una
notevole disponibilità di capitali, quindi solo gli artigiani più facoltosi
potevano permettersele, diventando, quindi, proprietari
privati dei mezzi di produzione e pagando, con il salario, gli operai che lavoravano nelle loro
fabbriche.
Le macchine a vapore erano alimentate dal carbone e, nelle località
vicino alle miniere sorsero stabilimenti e città. L’aumento della popolazione e
la scarsa igiene, però, favorirono molte malattie come il tifo, il vaiolo, il
colera ed anche i primi segni di inquinamento dei fiumi e dell’aria.
Lo sviluppo industriale si sentì di più in Inghilterra grazie
all’incremento della popolazione, (più manodopera), all’abbondanza delle
materie prime provenienti dalle colonie inglesi, (cotone, ferro, carbone,
lana), la possibilità di vendere i prodotti su tutto il territorio e negli
altri paesi, visto che l’Inghilterra era la maggiore potenza mercantile
dell’epoca.
Lo sviluppo industriale, però, portò con sé diversi problemi, legati
alla protesta dei lavoratori tessili artigianali, molti dei quali furono
costretti, per la mancanza di lavoro, ad andare a lavorare nelle fabbriche,
nelle quali gli orari di lavoro erano pesantissimi e dove venivano impiegati
anche donne e bambini malpagati.
Davide 2B