ISTITUTO
COMPRENSIVO “P. FERRARI” DI PONTREMOLI
SCUOLA
MEDIA DI PONTREMOLI
CLASSE
IIIa B.
ANNO
SCOLASTICO 2006-2007.
PROGETTO
TEATRO E DIALETTO.
UNITA’
DI APPRENDIMENTO:
LE
RADICI DELLA CULTURA LOCALE: IL DIALETTO PONTREMOLESE.
LINGUAGGI
VERBALI E NON VERBALI: IL TEATRO.
FASE
IDEATIVA.
Pecup:
il
ragazzo deve acquisire gli strumenti per sapere comunicare la propria
irrequietezza emotiva ed intellettuale ai coetanei e agli adulti, imparando così
a risolvere i problemi con più sicurezza, fiducia, gioia di vivere e
collaborazione con gli altri, nell’affermazione della propria identità.
Egli
deve imparare a conoscere e conoscersi ed il modo migliore per farlo è
interagire con i coetanei: il metodo del laboratorio e il linguaggio del teatro
gli permettono di collaborare con loro e di agire in un ambiente stimolante
dove si sente utile e trova aiuto.
Tra gli strumenti culturali, il Pecup fa riferimento anche alla
conoscenza dei rapporti tra italiano e dialetti e tra i principali generi
letterari, entro cui il ragazzo deve orientarsi, è ricordato il teatro. Infine,
le opere scelte per la lettura, l’analisi e la trasposizione teatrale sono significative
per riflettere su valori e sentimenti profondi con i quali arricchirsi.
Obiettivi
formativi:
1)
conoscere
la cultura locale e riscoprirla come cultura dei padri e base della propria;
2)
riscoprire
il valore del dialetto come lingua;
3)
prendere
coscienza del teatro come mezzo di comunicazione e momento per star bene a
scuola;
4)
imparare
a lavorare in team e con il coinvolgimento delle famiglie.
Condizioni:
1)
saper
decodificare il dialetto pontremolese;
2)
saperlo
pronunciare, tenute presenti le difficoltà dei suoni della ü e della ë
di substrato originario;
3)
possedere
conoscenze sulla storia e il folclore della propria terra per capire gli
atteggiamenti, la mentalità e le espressioni linguistiche della sua gente.
Obiettivi
specifici di apprendimento:
1)
venire a contatto con il dialetto pontremolese orale e scritto;
2)
riscoprire un mondo di valori e di cultura contadina attraverso i termini
dialettali;
3)
ritrovare
storie e filastrocche locali per la memoria storica.
4)
prendere
coscienza di “spazio” e “tempo” teatrali;
5)
perfezionare
l’espressione vocale e gestuale e usare il dialetto nella drammatizzazione;
6)
consolidare
il clima di collaborazione in classe;
7)
coinvolgere
le famiglie degli alunni;
8)
acquisire
la consapevolezza della valenza linguistica del dialetto;
9)
rendersi
conto delle sue origini e del rapporto con la cultura del territorio.
Standard
di prestazione personalizzata:
1)
memorizzare
nei momenti intermedi e finali la parte, diversificata nella quantità;
2)
imparare
a recitarla;
3)
raggiungere
una dizione del dialetto la più idonea possibile, tenuto conto anche delle
presenze di provenienza culturale diversa - per le quali l’attività ha avuto
l’obiettivo di far conoscere meglio il territorio;
4)
usare
la mimica di rinforzo alla comunicabilità;
5)
usare
bene la voce;
6)
usare
bene lo spazio del palcoscenico;
7)
indirizzare
la voce al pubblico e non voltare le spalle;
8)
non
lasciare momenti “morti” in scena;
9)
saper
usare bene gli strumenti del suono e delle musiche;
10)
saper
usare i faretti per l’alternarsi delle luci;
11)
abituarsi
a collaborare, secondo le caratteristiche personali.
I contenuti
attraverso i quali gli alunni si metteranno in opera per
raggiungere gli obiettivi prefissati saranno la produzione poetica di
scrittori dialettali locali e la produzione in prosa, in italiano e in dialetto
maccheronico, dello scrittore Bruno Necchi, classico della letteratura
pontremolese.
I
metodi che si presentano più idonei alla realtà della classe
sono l’ascolto, la produzione orale di dialoghi e la lettura, effettuata prima
dall’insegnante. Gli alunni adatteranno un brano dialettale di Bruno Necchi
per la drammatizzazione e allestiranno una scenografia per la recita; inoltre,
tenteranno un’ipotesi di classificazione del pontremolese e
lo compareranno con altri dialetti.
Tutti interverranno nel lavoro, a seconda delle proprie capacità e delle abilità acquisite. Anche chi non è nativo di qui, troverà la sua collocazione nell’attività e potrà conseguire gli obiettivi formativi in vista della formazione della sua personalità.
Si
useranno strumenti per l’ascolto, il registratore, e per la scrittura,
il computer e i floppy disk, i fogli e la stampante,
la fotocopiatrice.
La
verifica e la valutazione saranno effettuate in itinere e al
termine dell’attività, attraverso conversazioni, la dizione in dialetto, la
memorizzazione per fasi; l’adattamento del brano per la recita; la recita in
atto.
La
verifica più significativa si attuerà durante la
rappresentazione, dove gli alunni dimostreranno le competenze realmente
acquisite, tenuto conto degli standard personalizzati, delle abilità e
conoscenze pregresse e delle capacità di ognuno.
Attività
di laboratorio.
Gli
alunni dovranno prima di tutto reperire i testi
dialettali presenti nella nostra letteratura, attraverso l’aiuto
dell’insegnante, dei genitori e delle biblioteche d’Istituto e comunale.
Contemporaneamente, incontreranno persone che parlano ancora il dialetto e conoscono il folclore, in un approccio particolare: in visita alla piazza del mercato, dove potranno vivere un momento proiettato nel passato nell’ascolto di racconti in pontremolese vivo e diretto.
Leggeranno
poesie dialettali e i testi di narrativa dello scrittore Bruno Necchi:
La
Crësa e Puntremal
‘na vota, in dialetto, che presentano una lingua creativa e
significativa, sia per il contenuto di ricordi di vita pontremolese e familiare.
Trasformeranno il brano in sequenze e in dialoghi: gli alunni dovranno rispettare il testo e mantenere lo spirito dell’autore soprattutto nella verve che lo caratterizza; nel formulare il discorso in forma diretta, dovranno porre attenzione a non alterare la singolarità della lingua e mantenere originali i dialoghi in dialetto stretto, quello cosiddetto “dal sass”, nato nella parte più antica della città, la zona sottostante il castello, e che sono preziosa testimonianza di questo idioma che sta scomparendo.
Rivedrò
eventualmente le condizioni alla base del lavoro che gli alunni
affronteranno per acquisire le competenze stabilite e collaborare in modo
proficuo con la classe per un prodotto comune.
Capito lo spirito del racconto, la sua lingua, i suoi messaggi e il mondo che rispecchia, diviso il brano in sequenze e trasposto in testo teatrale, la classe passerà ad un altro punto di questa fase del lavoro: l’arricchimento delle sequenze con i linguaggi non verbali per dare forma alle scene e produrre una comunicazione ricca e precisa.
Dopo avere evidenziato i personaggi ed assunto i ruoli, rifletteranno su come proporsi sulla scena: studieranno gli atteggiamenti da assumere, la posizione sul palco, il tono della voce e capiranno l’utilità di accompagnare la recitazione con rumori di sottofondo e musiche significative, per rinforzare la comunicazione verbale e sortire un effetto coinvolgente. E così, sotto la guida dell’insegnante, un gruppo si curerà della ricerca, produzione e registrazione dei rumori e delle musiche ed un altro studierà l’effetto delle luci, provando i faretti con le gelatine colorate, posizionati in piantana, per produrre il chiaro-scuro giusto per creare l’atmosfera.
Si cercherà di effettuare una scenografia, eventualmente con schizzi dei luoghi più significativi della nostra storia e in particolare quelli dove si svolge la vicenda del racconto.
Si
proporrà ai genitori e ai nonni di collaborare alla realizzazione del progetto,
per quanto riguardava il reperimento del materiale
per l’arredamento del palco e l’esecuzione dei costumi.
Verifica
in itinere.
Accanto all’attività di laboratorio, intanto tutti gli alunni dovranno studiare a memoria la loro parte, secondo l’ assegnazione dei ruoli.
Via
via l’insegnante verificherà lo studio, la memorizzazione, la dizione in
dialetto, l’espressività e valuterà ogni volta, tenendo conto delle
difficoltà oggettive e delle capacità di ogni
alunno; monitorerà il percorso, stendendo grafici, per una verifica in itinere
e per quella finale da considerare in particolar modo e che sarà il momento
della recita davanti al pubblico.
Gli alunni si consulteranno tra loro, sotto la guida del leader del gruppo, mettendo in atto la dinamica del problem solving per proporre all’insegnante ipotesi di soluzione ai problemi emersi, diventando in tal modo registi essi stessi.
Proporrò,
infine, alla classe un’ autovalutazione
dell’attività, svolgendo un elaborato secondo una traccia.
VERIFICA
FINALE.
Il
momento di verifica più importante sarà quello della recita in atto, dove gli
alunni hanno finalmente potranno dimostrare se e quanto avranno trasformato le
conoscenze e le abilità nelle competenze attese: la conoscenza della
cultura locale nei suoi aspetti farà capire meglio se stessi, li renderà
coscienti della propria storia e capaci di una comunicazione più consapevole;
l’attività del teatro li farà prendere coscienza di uno strumento
comunicativo ricco e immediato e di un modo per star bene a scuola e li renderà
più sicuri; il lavoro di gruppo e la collaborazione delle famiglie creeranno la
coscienza della condivisione.
20-10-2006. Maria Luisa Necchi