Ruggero

 

La vita dell’anziano signore e del cane continuava a svolgersi tranquillamente. Stellino si era fatto grande e aveva già conosciuto tutto il quartiere dove abitava con Pasquale il suo amato padrone, ma una domenica come le altre e i due uscirono di casa per raggiungere l’osteria, dove li aspettava Ruggero. Arrivati all’osteria Pasquale entrò, mentre Stellino, rimase fuori dal locale a aspettare che il padrone gli faccia un cenno da dentro il locale per andare a giocare con i giovani ragazzi ormai suoi amici. Pasquale entrò e fu accolto da una nuvola di fumo che lo fece tossire. A malapena, scorse il collega seduto all’ ultimo tavolo impegnato in una partita a scopone. Ruggero lo salutò e gli disse che stava finendo la partita, e lo invitò nel frattempo a prendersi qualcosa da bere.  Pasquale accettò poi disse all’oste di portagli un grappino. Per prenderlo dovette per forza Animali%20-%20Cani%20(103)[1].gifpassare tra due uomini che discutevano. Passò e chiese il permesso ma l’ uomo, che sembrava volesse alzare le mani, gli rispose prepotentemente gli disse di levarsi offendendolo disse dandogli uno spintone che fece rovesciare il drink.  E senza riflettere si avvicinò al banco per farsi riempire di nuovo il bicchierino. – Levati dai piedi una buona volta! –Ma che prepotenza! Così ci si comportano solo i reazionari! L’attaccabrighe a questo punto, ormai stufo delle provocazioni, diede un pugno a Pasquale, che lo mandò a gambe levate. Ruggero, che non aveva intervenuto, non trovò di meglio che buttarsi a casaccio con un salto. Il tentativo fallì. L’omaccione, facendosi ancora più spavaldo, tentò di colpire un’altra volta Pasquale, ma ad un certo punto Stellino entrò e con un salto morse quel braccio alzato. Non mollò la presa finchè Pasquale lo chiamò a sé. Stellino obbedì e digrignando i denti, si preparò ad un altro attacco. Ruggero, a quel punto, s’era messo ad invitare l’uomo ad alzarsi. –Su alzati canaglia! Non fare il morto, figlio d’un cane! Anzi no, perchè non voglio offendere questo onesto animale. Viene fuori a ballare la furlana con me!  L’uomo litigioso aveva capito che quel giorno aveva incontrato due individui pronti a reagire alle sue prepotenze. Nel frattempo i clienti s’erano alzati e ognuno diceva la sua, così pasquale disse: -Beviamoci un grappino e piantiamola. –Non meriterebbe pietà! E’ da anni che vive nella prepotenza! –Basta per favore! Io non voglio noie nel mio locale! Va’ da qualche altra parte ad ubriacarti!  -Me ne vado perchè teniate fermo quel cane! Però vado da un dottore e se sono morsi canini sporgo denuncia! –Allora prima di andare mostra il braccio a tutti! L’uomo mostrò il braccio. –Neanche un graffio ti ha fatto, perchè questo cane é troppo educato! La prossima volta ti tirerà al collo!- minacciò Ruggero. L’uomo si alzò e passando lontano dal cane, quando si avvicinò alla porta iniziò a minacciare tutti agitando il braccio nell’aria. Stellino agitandosi di nuovo si riavventò su di esso. Il cane sbattè contro la porta, ma l’uomo intimorito, abbandonando il suo coraggio, si diede alla fuga.  Ognuno riprese il suo posto di gioco e i due colleghi si misero a discutere sull’accaduto e Stellino sotto al tavolo si era messo a mangiare un panino che gli aveva regalato un ammiratore. Pasquale iniziò a preoccuparsi e disse: -Vuoi scommettere che quell’uomo denuncerà veramente l’accaduto e ammazzeranno il mio cane, per fare la prova della rabbia?   Ruggero disse: -Facciamo una cosa: per una decina di giorni terrò in casa mia il cane, se per un po’ di giorni nessuno si farà vivo te lo riconsegnerò. Va bene?  I due colleghi non avevano alcun dubbio, per loro il mondo era diviso in due parti senza vie di mezzo: una parte buona e una parte cattiva. Ai loro occhi, però, lo spazio dei cattivi era più vasto. Questi ultimi attiravano di più l’attenzione, mentre i buoni erano come trasparenti. Però mentre Pasquale e Stellino reagivano passivamente ai prepotenti, Ruggero reagiva in un altro modo. Lui che era giovane ed esuberante, si lasciava andare impulsivamente. Tuttavia, loro, ritornarono a casa ognuno con umore diverso. Pasquale era triste, Ruggero teneva a braccetto il collega parlando a voce alta,  cercando di tirare su il morale a Pasquale che disse: -Senti, per questi dieci giorni che dovrai tenere Stellino, io ti verrò a trovare ogni tanto. E’ un cane abituato male, anche se è robusto e mangia molto. –Non ti preoccupare: avrà latte e minestra a volontà, poi non immagini neanche quanta compagnia faccia a quelle povere donne che ho in casa… -Allora se è così, quando andrò in pensione il cane lo regalerò a te. -Davvero? Abbracciami Pasquale!- esclamò Ruggero. I due, arrivati alle rispettive dimore, si abbracciarono affettuosamente. Pasquale era il più commosso.  Il cane aveva capito tutto e seguì l’amico del padrone, dimostrandogli simpatia. Ruggero avvicinandosi a casa sua era sempre più preoccupato dell’accaduto che si era svolto quella sera e arrivato alla sua abitazione, diede uno strattone alla corda della porta, seguito dal grido di un bimbo che andava ad aprire. -Ciao zio. Cosa mi hai portato di bello oggi? -Apri e lo vedrai. -Dimmelo sennò non ti apro. -Apri Luisa, sennò indovina da chi ti faccio mangiare? Da un cane, che si trova proprio accanto a me. La porta si aprì e apparve una bella bimba bionda sui dieci anni e appena Stellino la vide cominciò a dimenare la coda per fare amicizia. –Com’è bello! Non morderà mica, zio? -Stellino é bravo e non morde nessuno. Luisa, questo è il più bello, il più forte e il più  affettuoso cane del mondo! Gli manca la parola, ma si fa capire lo stesso. Come apri bocca, lui sa già quello che vuoi, é un fenomeno. La bimba rassicurata, iniziò ad abbracciare il cane. Luisa non aveva amiche e si limitava a rimanere in casa a curare la mamma e la nonna ambedue malate, così quando vide Stellino gli si allargò il cuore.  Abbiamo accennato che la madre e la nonna di Luisa erano malate: la più vecchia aveva gli acciacchi e un disturbo al cuore. All’origine di questi mali c’era un accaduto: un anno fa, un giorno durante un ennesima lite tra gli sposi, Ruggero, si volle immischiare nelle loro faccende private. Il suo intervento, però fu maldestro e ottenne l’opposto di quello che aveva immaginato. Le parole, cedettero alle mani e la peggio toccò al babbo di Luisa, il quale si ritrovò insanguinato. Fu una tragedia: la vecchia svenne, la moglie gridò, mentre Ruggero, consapevole, si lasciò cadere sulla sedia, senza fare niente. Il cognato si rimise in piedi, si pulì il sangue sulla faccia e uscì di casa. Da allora non ritornò mai più. Ruggero, disperato per quello che aveva fatto, sperò in un ripensamento del cognato, ma quando vide che nessuno si faceva vivo dopo parecchie settimane, non si fece illusioni. Quindi prese in mano l’amministrazione della famiglia, in quanto era venuto a mancare il capo naturale per colpa sua. Poi si impegnò per restituire il marito alla sorella e il babbo alla sua nipotina. Cambiò anche nei riguardi del suo lavoro, cominciando a considerarlo con impegno e serietà. Il problema del mantenimento non lo preoccupava, in quanto, con il suo stipendio più la pensione della madre, gli permettevano di andare avanti con dignità, senza fare debiti. A preoccuparlo, era la seconda parte del suo programma che non lo faceva dormire la notte. Appena si metteva a dormire, cominciavano gli incubi che lo facevano piangere e mordere il cuscino fino all’alba. Così, dopo qualche tempo, si reco nel palazzo comunale a chiedere informazioni sul parente scomparso. Era venuto a sapere che il padre di Luisa era finito a 1234.giflavorare nelle acciaierie in Belgio per un certo periodo, poi si era trasferito in Francia. In nessuno dei due paesi aveva fatto fortuna perché non era riuscito a risparmiare un soldo e aveva fatto la fame. Sarebbe ritornato volentieri in Patria, ma l’orgoglio glielo impediva: ritornare povero, dopo tanti mesi di lontananza, gli avrebbe fatto fare una brutta figura. Meglio tentare la fortuna in un altro Stato, prima di dichiararsi fallito. Dopo, la fortuna fu benigna, aveva trovato un posto da cameriere in Svizzera. Ruggero, che aveva trovato l’indirizzo, voleva raggiungerlo per riconciliarsi e farlo ritornare a casa. Intanto, Stellino aveva capito la situazione della famiglia dove era stato accolto calorosamente. –Zio- disse la bimba, - voglio scrivere al mio papà, per fargli sapere che mi hai portato Stellino. Quante volte gli ho scritto! Ma perchè, zio, il papà non risponde? -Te l’ho detto tante volte, Luisa: lui lavora giorno e notte per guadagnare tanti soldi. Non avrà molto tempo, oppure vorrà farci una sorpresa e tornare a casa tra qualche giorno. Scrivi una bella letterina e vedrai che ti risponderà, a costo di portargliela di persona. Mentre la bambina scriveva la lettera, Ruggero fissava un quadro che rappresentava la testa del Crocifisso. Era il Cristo morente che urlava: <<Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?>>. Ruggero era uno di quelli che credeva in Dio, a costo però, che tutto vada liscio senza dolore. Che razza di Dio era, il suo, se si era lasciato crocifiggere, quando avrebbe potuto annientare tutti col pensiero! Povero, il nostro amico, che aveva il cervello che gli bolliva, continuava ad agitarsi e pensava: -Ma se non c’è nessuno che mi aiuta e non c’è speranza di risolvere questa cosa, allora é finita davvero. Stellino non si rendeva conto di quanto avveniva, ma avvertiva molta tensione. Intanto la bambina aveva terminato di scrivere la sua letterina. -Zio, ho finito, vuoi che te la legga? Lo zio accettò -Caro papà, io spero che questa lettera ti arrivi presto e che tu mi risponda. E’ quasi un anno che sei partito e da allora io ti ho scritto tante lettere, circa una ventina, ma tu non mi hai mai risposto. Lo zio dice che tu sei occupato giorno e notte a lavorare per rimediare tanti soldi che servono a fare guarire la mamma e la nonna, le quali sono sempre ammalate. Delle volte sono un po’ triste perchè non ho compagnia, ma oggi lo zio mi ha fatto una bellissima sorpresa: mi ha portato un magnifico cane. Resterà con noi per dieci giorni  e credo che lo zio dovrà restituirlo al suo collega.  Ciao, caro babbo, rispondimi appena puoi. Un bacione da tua figlia Luisa. Così si concluse la prima giornata di Stellino nella nuova casa. Il brav’uomo s’era buttato sul letto, al giungere delle prime ombre della sera.  A casa sua, per quanto Pasquale si sforzasse di sgomberare la mente dai tristi pensieri,  non riusciva a chiudere occhio. Come chiuse gli occhi, cominciò a fare dei sogni così spaventosi da non dargli un attimo di riposo in pace.  Sognò di essere chiuso in un campo di prigionia e Stellino che rimase folgorato dal filo spinato per andarlo a salvare. Si svegliò di scatto spaventato e stentò di non riconoscere la sua camera, ai suoi occhi ogni cosa aveva mutato sembianza e dimensioni. Dopo alcuni minuti l’uomo riuscì a raccapezzarsi e piano piano riprese sonno. Verso l’alba sognò che gli avevano rubato il cane e che volevano un enorme somma di denaro per il riscatto. E proprio in quel preciso momento bussarono alla porta. Pasquale si svegliò e disse: - Chi sarà a quest’ora, mamma mia! – stava per ricacciarsi sotto le lenzuola, quando due colpi più decisi dei precedenti lo scossero.  Mentre borbottava  si vestì e raggiunse la porta  spaventato per il timore che fosse veramente  successo qualcosa a Stellino. –Chi è? – Sono Ruggero, sono venuto da te perché mi trovo in una situazione così critica che non so cosa fare. Adesso ti racconto tutto. -Ora stai seduto, calmati che sembri troppo agitato. –Altro che agitato, mi viene da sbattere la testa contro il muro. –Ok, tranquillo, beviamo qualcosa e vedrai che con l’aiuto di Dio, risolviamo tutto. Intanto vado in camera a prendere da bere e a mettermi le ciabatte. Pasquale, con la bottiglia di grappa in mano, esclama: -Ma le ciabatte se le sono fatte fuori i fantasmi? –Ma cosa stai dicendo. –Niente scusa, colpa della nottataccia che ho passato, beviamoci sopra.  I due, bevvero d’un fiato mezzo bicchiere di grappa, che li fece tossire. –Ma mi hai dato da bere il fuoco?- disse Ruggero, l’amico gli risponde: -Questa è grappa, me la regala un vicino quando gli vado a pulire la cantina, lui ha i parenti in Veneto. Ruggero pian piano si calmò e cominciò a raccontare tutto quello che gli era successo in questo periodo, aveva anche letto delle lettere che gli aveva spedito la sua nipotina. Il suo amico aveva ascoltato con pazienza e commozione e rimase sbalordito dall’idea di Ruggero di andare in Svizzera a riprendere suo cognato e riportarlo in famiglia. Pasquale, riavutosi dallo sbalordimento, chiese al collega di essere meno impulsivo e più cauto nelle decisioni. Pasquale gli disse: -La strada che vuoi prendere é la meno adatta, già hai fatto l’errore di mettere il dito fra moglie e marito e ora ne faresti uno ancora più grave, se mettessi in atto il tuo proposito. Tu pensi di risolvere tutto con la forza e la violenza, ma queste sono cose da reazionari, me lo hai insegnato tu. –Io un reazionario? –Non volevo dire questo, io penso che tu sia un galantuomo. -Non fare caso alle mie parole, sono uno stupido. Ma, dimmi Pasquale, tu come faresti al posto mio, per rimettere a posto tutto? –Mentre mi raccontavi i fatti, guardavo i mazzetti di lettere della tua nipotina, penso che la miglior cosa, è quella di spedire tutte queste lettere a tuo cognato. Sono sicuro, che otterranno un buon risultato al posto di quello che vuoi fare tu. Ruggero disse: -Hai ragione, farò come tu dici, mi sembra l’unica soluzione. –Se però le cose non dovessero andare per il verso giusto, allora tenteremo un’altra strada, ma tu intanto, devi lasciare il campo, cioé ti devi cercare un appartamento e quando lo avrai finito di arredare, potrai mettere su famiglia; finchè tu non lascerai la vecchia casa, tuo cognato non vi farà ritorno, vedrai che le cose si metteranno a posto da sole, ora l’importante é che si verifichi al più presto il ritorno del babbo di Luisa. -Va bene Pasquale, farò come hai detto tu. Ruggero si sentì sollevato e bevve un altro mezzo bicchiere di grappa, stava lasciando la casa, che si sentì chiamare: -Senti- disse Pasquale, -Stellino, lo lascio a te per sempre, io presto me ne vado in pensione e mi ritiro nello spizio, laggiù i cani non li vogliono, quindi preferisco che stia per sempre con te. Ruggero non credeva alle proprie orecchie, era talmente felice, che questo gli impedì di ringraziare l’amico, nel quale aveva già chiuso la porta di casa.  Ma torniamo al nostro amico Stellino, che Cibo%20(113)[1].gifabbiamo lasciato insieme a Luisa. Quindi ricominciamo a narrare i fatti, dal momento in cui Stellino abbandona la casa di Pasquale. Un anno dopo, la famiglia, era riunita: Ruggero era andato ad abitare a duecento metri dalla vecchia casa per non interferire nelle loro faccende. Era riuscito ad arredarsi la casa ed ora si univa in matrimonio con una brava ragazza del luogo. Stellino aveva bisogno di una nuova famiglia per inondarla del suo amore, visto che non poteva più sfogarlo sulle persone che aveva dovuto abbandonare. Stellino si muoveva tra la vecchia casa, quella nuova e i giardini pubblici, dove ad aspettarlo nelle belle giornate c’era Pasquale. Il cane, sotto la guida di Luisa e lo zio, si era fatto molto più maturo e sensibile, cosa non comune in un animale. Al mattino presto accompagnava la bimba a scuola, per poi riprendere la via del ritorno, dove si fermava in latteria a ritirare la borsa debitamente preparata, quindi riprendeva il cammino facendo attenzione a non rompere le bottiglie del latte. La gente guardava incuriosita e divertita, questo cane che si destreggiava con gli ostacolo senza mai incocciarne alcuno. Ma la gente rimaneva ancora più stupita, quando doveva attraversare la strada piena di traffico disciplinata da un solo semaforo.  Stellino, non si fidava delle luci del semaforo, ma preferiva imitare gli uomini, mettendosi in fila e quando quello che gli stava davanti cominciava a muoversi il cane faceva altrettanto, così era sicuro di non finire sotto alle macchine. Dopo la latteria, Stellino, giungeva in una bottega di alimentari, dove la padrona aveva già preparato il fagottino degli acquisti ordinati da Luisa, lo sistemava vicino alle bottiglie del latte e finalmente raggiungeva l’uscio di casa, dove ad attenderlo c’era la mamma di Luisa tutta sorridente, dopo i problemi vissuti.  Subito dopo finiti gli impegni, Stellino, raggiungeva correndo Ruggero in strada e quest’ultimo, vedendolo si rincuorava , perchè voleva dire che andava tutto liscio nella vecchia casa. Stellino aveva amici dappertutto: il pomeriggio, si recava sempre ai giardini pubblici dove l’attendeva Pasquale e un gruppo di bambini, coi quali giocava a palla. Quando i bimbi se ne andavano, il cane, andava vicino a Pasquale e si faceva accarezzare, mentre ascoltava le storie e le raccomandazioni che gli faceva. Stellino, aveva imparato tante cose stando con Pasquale: a riconoscere dai rifiuti le famiglie ricche o povere o dove regnava la felicità o la tristezza, ma soprattutto, stava imparando a riconoscere le persone buone da quelle cattive. Arrivati a casa andarono a dormire perché erano molto stanchi. Il giorno dopo era la comunione di Luisa così tutti vestiti per bene si recarono in chiesa. La cerimonia e il pranzo furono bellissimi. Intanto in città era stato messo un cartello con scritto che qualsiasi cane senza museruola verra catturato ed ucciso. Questo però Stellino non lo sapeva.

 

Lara Corradini Martelli

 

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