In quel
momento Toni era tornato sudato e stanco, trascinando il carretto. Capendo la
situazione disse che era meglio così e che gli avessero chiesto dove era
avrebbe detto che aveva la rabbia e l’aveva ucciso. Si asciugò il viso con la
camicia e chiamò Luigi, il quale apparve subito pronto
per l’ira del genitore. Toni disse il perchè aveva aperto la cella numero uno?
Per salvare Stellino dalla morte, babbo. –Sai anche il nome, dove l’hai già incontrato? –L’ho visto
giocare a pallone con dei miei amici e ho sentito il suo nome. –Ma non dire
stupidaggini, l’unica cosa vera é che mi hai disubbidito e dimmi, cosa dovrei
fare adesso? –Non lo so. –Non dovevi fare quello che hai fatto. Il ragazzo si
avvicinò all’uomo per farsi dare le botte ma disse: -Oggi non ti tocco, dai,
vai dalla mamma
che poi vi raggiungo. Intanto i due cani fuggitivi, dopo aver superato i dirupi
del castello, erano arrivati alla riva del torrente. Stellino capì che
bisognava attraversarlo e indietreggiò: Il torrente era alto poco più di due
metri ma largo più di venti. A Stellino la distanza fra le due sponde gli
sembrava enorme. E poi, insieme a lui, c’era anche quel cuccioletto piccolo e
inesperto che se sarebbe stato da solo, sarebbe subito ritornato in trappola.
Stellino spiccò un salto e si ritrovò nell’acqua, si mise a sgambettare e la
riva si avvicinò con rapidità e molto prima di quanto avesse immaginato, si
ritrovò dall’altra parte. Ora rimaneva il problema dell’altro cuccioletto che,
vistosi abbandonato, aveva iniziato a uggiolare. Stellino non sapeva come fare
per fargli capire che non era difficile e bastava un atto di coraggio per
superare la prova. Poi, ricordò di quel grande cane bianco, che per indurlo a
seguirlo nel bosco eseguì una strana danza e lui, si era sentito attratto,
tanto da seguirlo nel bosco se non fossero venuti a chiamarlo i sui amici.
Stellino, così, si mise a danzare e il cuccioletto, forse per il richiamo, o
per la disperazione, si tuffò in acqua e iniziò la traversata. Ce la mise
proprio tutta e alla fine approdò alla riva sfinito. Ora ai due non rimaneva
che scappare, dopo aver trovato qualcosa da mangiare però. Era notte e si
ritrovarono in mezzo a un prato, avevano fame, ma decisero di dormire. Alla
mattina ripresero il cammino e si trovarono in un casolare e cercare cibo e nel
frattempo un estraneo era entrato e aveva creato scompiglio tra gli animali e
il padrone gli sparò dei pallini da lepre credendo che ci fosse qualche bestia
a mangiargli i polli. I piccoli si
ritrovarono in un prato in cerca di cibo
e si ritrovarono in uno spiazzo dove
c’erano i resti di una merenda poi si diressero
verso una quercia per riposarsi.
Rimasero lì per qualche giorno visto che trovavano ovunque resti di
merende ognuno esplorava una zona ma dovevano stare attenti agli uomini ed ai
polli, il piccolo Trottolino infatti venne beccato da una gallina e poi
spaventato scappò a più non posso. Stellino lo ritrovò tutto impaurito con due gonfiori sul naso. Trottolino era come
un bambino amava giocare e correre e ben presto dimenticò tutto e si mise a
lottare con Stellino , si riposarono e
pio trottolino fu spaventato da un treno e poi fu attratto da uno strano furgone con degli
uomini in tuta blu che caricavano della roba in una grande fossa erano dei
netturbini Stellino pensò di aver
risolto il problema del cibo tra gli uomini poi riconobbe l’amico Ruggero
voleva avvicinarsi ma poi proseguì e si imbatté in Trottolino. Ripresero il
cammino liberi pensando solo a procacciarsi il cibo così trovarono il sistema
di arrivare alla fossa l’unico problema era non farsi spaventare o travolgere
dai treni. Solo alla sera Stellino guardava con nostalgia le luci degli umani e
si avvicinò ad una casetta e osservò all’interno finché le luci si spensero anche lui stanco si addormentò e alla
mattina attese che qualcuno uscisse
dalla casa un ragazzo lo vide e si fece conquistare chiese al babbo di tenerlo.
Lo fece vedere alla sorella anche lei voleva tenerlo ma il babbo non era
d’accordo. Il cane capì che volevano tenerlo così cercò di scappare e i
ragazzi guardavano quella macchia bianca
sparire tra gli alberi come fosse un fantasma. La gente così chiacchierava
nelle veglie di un fantasma di una signora
che si aggirava da quelle parti ; ora i fantasmi erano due: un ladruncolo di
nome Burrasca e la signora Luigiona che parlava con le sembianze del cane.
Stellino intanto voleva riconciliarsi con gli uomini e si spostò vicino alla città lì erano meno
sicuri e il cibo non era così a portata di mano come nella fossa. La paura dei
cani randagi era essere presi al laccio. Ora però la caccia era meno spietata e
alcune donne anziane al tramonto davano loro da mangiare. Trottolino prima del
pranzo si allontanava da Stellino per un’ora e andava in città e Stellino aveva
paura si imbattesse nei cacciatori di cani. Lui era come un bambino non pensava
vi fossero uomini cattivi e poi era tranquillo perche aveva il suo amico
protettore Stellino. Una sera Stellino si avvicinò ad una casa era sera la
gente era a cena e stava di stava discutendo sul credere in Dio sulla guerra
del passato cominciarono a parlare dei fantasmi di Burrasca e Luigiona, poi ad
un tratto guardano verso Stellino e sono convinti di vedere il fantasma. Così
spaventati decidono di sparare con il fucile al fantasma di Luigiona. Stellino
scappò di corsa l’uomo inseguì la macchia bianca e sparò nel buio. Intanto
Trottolino non aveva ancora fatto ritorno ed era la prima volta che accadeva
allora preoccupato decise di andare a cercarlo
ma nulla cosi tornò alla sua cuccia sconsolato. Alle prime luci del
giorno ritornò in città e scorse tra l’erba cani uccisi guardò che non vi fosse
Trottolino, ma ad un tratto scorse il suo corpo rigido vicino alla ciotola con
i bocconi avvelenati. Stellino era addolorato ma nel frattempo arrivarono i
carretti per portare via i cani morti. Sentì un: - Urlo scappa Stellino. Era
Toni ma un altro uomo cercava di prenderlo e Toni glielo impedì dicendogli che
era amico di suo figlio Luigi. Il cane scappò quando si fermò piangeva e un
bambino lo notò si avvicinò e lo abbracciò e gli baciò la stellina
dicendo alla mamma che piangeva poi si allontanarono. Stavo rientrando al suo
rifugio quando udì un ululato capì che la sua vita era tra i suoi simili
accolse l’invito e capì che lì con loro lo attendevano giorni felici.
Lorenzo
Borrelli