Il proemio

 

 

 

 

 

Ludovico Ariosto, seguendo la tradizione dei poemi epici, annuncia la materia del suo lavoro e si augura che l’opera giunga a felice compimento. La vitale e gioiosa apertura del poema colloca subito in primo piano le donne, gli amori, la vita cortese, allontanandosi così immediatamente dal rigore e dalla severità delle canzoni di gesta.

 

 

 

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,

le cortesie, l’audaci imprese io canto,

che furo al tempo che passarono i Mori

d’Africa il mare, e in Francia nocquer  tanto,

seguendo l’ire e i giovenil furori

d’Agramante lor re, che si diè vanto

di vendicar la morte di Troiano

sopra re Carlo imperator romano.

 

Dirò di Orlando in un medesmo tratto

cosa non detta in prosa mai né in rima:

che per amor venne in furore e matto,

d’uom che sì saggio era stimato prima;

se da colei che tal quasi m’ha fatto,

che ‘l poco ingegno ad or ad or mi lima,

me ne sarà però tanto concesso,

che mi basti a fini quanto ho promesso.

 

Piacciavi, generosa Erculea prole,

ornamento e splendor del secol nostro,

Ippolito, aggradir questo che vuole

e darvi sol può l’umil servo vostro.

Quel ch’io vi debbo, posso di parole

pagar in parte, è d’opera d’inchiostro

né che poco io vi dia da imputar sono;

che quanto io posso da, tutto vi dono.

 

Voi sentirte fra i più degni eroi,

che nominar con laude m’apparecchio,

ricordar quel Ruggier, che fu di voi

e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.

L’alto valore c hiari gesti suoi

Vi farò udir, se voi mi date orecchio,

e vostri alti pensier cedino un poco,

sì che tra lor miei versi abbiano loco.

 

 

 

L.Ariosto, Orlando furioso,canto I.

 

 

 

 

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