Dopo
l’incontro di Plombières, Cavour
cercò di indurre l’Austria a dichiarare guerra al Piemonte: cominciò a
mobilitare l’esercito e ad armare i volontari. L’Austria, stanca di sopportare
continue provocazioni, mandò a Torino un ultimatum: il Piemonte doveva provvedere al disarmo entro
tre giorni. Cavour non aspettava altro, era il 23 aprile 1859 e cominciava la
Seconda Guerra d’Indipendenza: la Francia scendeva in guerra a fianco del
Piemonte.
I Piemontesi ottennero un’importante vittoria a Montebello, mentre i Francesi vincevano a Magenta,
liberando la Lombardia. Intanto Garibaldi, col suo
corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi, coglieva una vittoria dietro
l’altra, lungo l’arco alpino. La successiva grande vittoria franco-piemontese
di Solferino e San Martino fu conclusiva. Le popolazioni di Firenze, Modena,
Bologna e Ferrara insorsero ed elessero governi provvisori nell’attesa
dell’unione al Regno di Sardegna. Proprio nel momento di maggiore successo,
giunse la notizia che Napoleone III aveva firmato a Villafranca (Verona)
l’armistizio con l’Austria.
Quest’ultimo prevedeva anche il ritorno dei
precedenti sovrani a Parma, Modena, in Toscana e del governo pontificio in
Romagna. Tuttavia era rimasto aperto anche il problema di Nizza e la Savoia:
Napoleone III aveva tradito i patti e quindi non fu più necessario rispettare
gli accordi di Plombières. Cavour, tornò al governo
nel 1860 su invito di Vittorio Emanuele II; egli convinse Napoleone III a un
nuovo accordo: il Piemonte avrebbe ceduto alla Francia Nizza e la Savoia, se
Napoleone avesse riconosciuto l’annessione al Regno di Sardegna della Toscana e
dell’Emilia. Il 12 marzo 1860 le due regioni votarono l’annessione quasi
all’unanimità. Al Parlamento subalpino sedettero quindi i rappresentanti di sei
regioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna.
Fonte testo: A. Brancati e T. Pagliarani, Tanti tempi, una storia 2, La Nuova Italia, Milano 2010.
Fonte immagine: C. E. Rol, Il libro di Storia 3A, Il Capitello, Torino 2004.