Giuseppe
Garibaldi nacque a Nizza nel 1807 da una famiglia di marinai. Fin dall’età di
12 anni si imbarcò sulle navi mercantili come mozzo e compì lunghi viaggi nel
Mar Nero e nel Mediterraneo, ottenendo poi il grado di capitano.
Colpito
dalle idee di Mazzini aderì nel 1833 alla “Giovine
Italia” e si arruolò nella marina da guerra del Regno di Sardegna per svolgere
propaganda rivoluzionaria e organizzare a Genova un ammutinamento. Quest’ultimo
fallì e, Garibaldi, condannato a morte fuggì prima a Marsiglia e poi in Sud
America nel 1835.
Nella
Repubblica di Rio Grande do sud ottenne un veliero che chiamò “Mazzini”. Nel
1842, scoppiata la “guerra grande”, passò al servizio del governo di Montevideo
che gli affidò il comando di una piccola flotta. Combatté poi a favore
dell’Uruguay sui fiumi del Brasile contro il dittatore argentino Rosas,
guidando nominato generale.
In
questi anni incontrò Ana Maria Ribeiro da Silva, detta Anita, da cui ebbe il
primo figlio chiamato Menotti. Combattè poi contro Rosas, un argentino,
guidando la “Legione italiana” formata da nostri immigrati. Fu anche catturato
dagli argentini e poi rimesso in libertà in seguito. Nel 1846
Tra
la prima e la seconda guerra d’indipendenza, durante il suo esilio, per guadagnarsi
da vivere, divenne operaio nella fabbrica di candele a New York di proprietà di
Andrea Meucci poi capitano di velieri sulle rotte del Pacifico, infine
agricoltore nell’Isola di Caprera.
Dopo
la spedizione dei Mille divenne l’uomo a cui le massi
popolari attribuivano poteri quasi divini.
Morì
sull’Isola di Caprera il 2 giugno 1882.
Fonte testo: G. Solfaroli Camillocci, io nella storia 2, Sei, Torino 2010
E. Bonifazi F. Chiara, Civiltà nella Storia 2, Bulgarini, Cadenzano (FI) gennaio 2010
Fonte immagine: AA VV, Almanacco pontremolese 2011, Artigianelli, Pontremoli (MS) 2011